VOLKSBOT: INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CORAGGIO DA LEONE CONTRO CHEVANTON, KONAN E TONETTO
Il Robot Portiere progettato al Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dopo i Campionati Mondiali in Germania ha sfidato i Giallorossi di Delio Rossi, aggiudicandosi il "premio simpatia" delle testate giornalistiche.
Si chiama Volksbot, è nato a Bonn ed è venuto a Lecce per imparare a fare il portiere. E dopo i campionati internazionali tedeschi Geman-Open 2004 del mese di aprile, dove si è distinto per intuito ed abilità tecnica, militando nella squadra Ais/b-it, ha sfidato con coraggio i giocatori del Lecce di Delio Rossi.
Non si tratta della storia dell'ennesimo fuoriclasse del pallone, ma della favola di un simpatico robottino tedesco, che i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dell'Università di Lecce hanno trasformato in un portiere e spedito a Paderborn, alle gare di RoboCup, le competizioni di calcio robotico, un'iniziativa scientifica nata nel 1997.
Non contento delle entusiasmanti prestazioni di cui ha dato prova giocando con i suoi "colleghi" dal cuore di bit, il piccolo Volksbot ha voluto incontrare anche gli aitanti campioni giallorossi.
Lunedì 3 maggio alle 15,30 presso i campi di calcetto del C.U.S. situati presso il polo scientifico dell'Università di Lecce, sulla via per Monteroni, il robottino ha sfidato i giocatori dell'U. S. Lecce. Un match, a dire il vero, abbastanza difficile per il piccolo portiere cibernetico progettato all'interno del Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dal dottor Giovanni Indiveri, che non ha opposto molta resistenza ai tiri di Chevanton, Konan e Tonetto. Colpa sicuramente delle non indicate condizioni di gioco sul campetto all'aperto: il sole ha completamente sfasato i sensibilissimi sensori, idonei a sopportare solo luci controllate.
Dopo una raffica di palle finite in porta che gli è valsa il Premio Simpatia dei giornalisti, comunque, il prode Volksbot è riuscito anche a parare qualche tiro. "Sono arrabbiato: il primo rigore me lo ha parato e perdere contro un robot così piccolo non è per nulla piacevole!", ha esclamato simpaticamente Cheva al microfono di Gavino Corraduzza di Canale 8.
Comunque sia, il piccolo Volksbot è diventato una star per un giorno: c'erano le telecamere della Rai, quelle di Sky, Telenorba, Antenna Sud, Telerama, Canale 8, L'ATv, i microfoni di Radio Venere, poi tutte le testate sportive, dalla Gazzetta dello Sport al Corriere dello Sport, ed ancora il Corriere del Mezzogiorno, la Gazzetta del Mezzogiorno, Repubblica Bari, Il Nuovo Quotidiano di Puglia e Leccesera.
A riprendere il piccolo Volksbot è arrivata anche Abudabj Channel da Roma, la Tv satellitare che ha sede in Siria, che ha tradotto le imprese del portiere robot anche in arabo.
Il ROBOT:
Alto solo 80 cm e pesante circa 7 chilogrammi, il robot portiere non è assolutamente "telecomandato", né può ricevere informazioni da sensori esterni, come ad esempio una telecamera a bordo campo, al contrario è un sistema veramente "intelligente", ossia capace di decisioni proprie. E' del tutto autonomo, come gli altri suoi compagni di squadra, con i quali gli è permesso comunicare, ed il suo unico possibile supporto durante le gare è un "allenatore", ossia un computer esterno, che di solito, viene posizionato a bordo campo. Ogni squadra è composta da 4 robot, il campo misura circa 12m X 6m e le partite sono divise in due tempi di 10 minuti l'uno. Le regole, tranne poche eccezioni, sono quelle FIFA del calcio.
In RoboCup ci sono diverse categorie di robot, differenziate in base alla dimensione dei giocatori. Il portiere leccese appartiene alla categoria "maggiore", ovvero quella della "Medium Size League": occupa una superficie di base di circa 40 cm X 40 cm, è alto circa 80 cm ed a pieno carico pesa sui 7 Kg. In cima ha una telecamera omnidirezionale con specchio conico che permette una visione a 360 gradi, inoltre è dotato di un cestello di elettronica e di un computer di bordo dove gira il programma di controllo principale.
IL PERSONAL TRAINER:
Il suo "padre adottivo" è il giovane ed eclettico ricercatore Giovanni Indiveri, che lo ha accudito e gli ha insegnato in maniera encomiabile a giocare a calcio, coinvolgendo anche alcuni suoi studenti di Ingegneria nel progetto: Graziano Palma, Francesca Calabrese e Pierluigi Minnella. Ricercatore dal 1999 fino al Dicembre 2001 presso l'AiS (Autonomous intelligent System Institute) della Fraunhofer Gesellschaft, il FhG, una sorta di CNR tedesco, il dottor Indiveri si è occupato di sviluppare sistemi di controllo del moto per alcuni robot della squadra Robocup AiS-FhG. Nel 2002 Giovanni Indiveri ha iniziato a lavorare a Lecce presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dove, grazie al supporto del Preside della facoltà, il Professor Domenico Laforgia, del Direttore del Dipartimento, il professor Lorenzo Vasanelli e della Professoressa Letizia Corradini, è stato siglato un programma di collaborazione scientifica tra il Dipartimento leccese e la Ais-FhG di Bonn. Il dottor Indiveri ha provveduto a mettere a punto il sistema di controllo del moto del robot venuto da Bonn, facendo di lui un vero e proprio portiere, tanto che già dopo le prime performance del robottino leccese un gruppo di ricercatori portoghesi di Lisbona gli hanno chiesto dettagli per implementare anche loro lo stesso tipo di algoritmo. Tutto ciò fa capire le grandi potenzialità della ricerca ingegneristica a Lecce, intenzionata a proseguire su queste direttive, per allargare sempre più lo spettro delle possibili applicazioni robotiche in un'ottica di cooperazione internazionale.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE:
"Da molti anni il tema di sviluppare un sistema artificiale autonomo è oggetto di ricerca interdisciplinare internazionale- spiega il dottor Indiveri, che sottolinea - nonostante i molti risultati positivi e l'alto grado di sofisticazione ed avanzamento tecnologico raggiunto in molti settori della robotica, come quella industriale-manifatturiera, quella medica-chirurgica, quella sottomarina e quella spaziale, si è di fatto ancora lontani dall'essere in grado di mettere a punto un sistema veramente "autonomo", ossia capace di decisioni proprie per completare un compito complesso". Nasce da qui l'idea di descrivere ad una macchina un compito ben preciso e relativamente semplice, tuttavia non banale, come il gioco del calcio. Il problema che i ricercatori hanno avuto di fronte è stato complesso, perché si è trattato di affrontare sinergicamente tutta una serie di problematiche connesse al funzionamento: il controllo del moto, l'auto-localizzazione nel campo, la fusione sensoriale e persino il coordinamento di squadra e la comunicazione. La presenza italiana alle RoboCup è sempre stata di primo piano. La Sapienza di Roma, l'Università di Palermo, il Politecnico di Milano, ed ancora gli Atenei di Padova, Genova e Parma sono o sono stati impegnati negli ultimi anni in queste competizioni, ottenendo risultati scientifici riconosciuti a livello internazionale. Adesso a loro si è aggiunta anche l'Università di Lecce. Alle gare che si sono disputate ad Aprile, presso il Museo della Scienza e Centro Congressi HNF di Padernborn, hanno partecipato 150 squadre da13 Paesi, fra cui: Olanda, Germania, Italia, Portogallo, Iran. Il robot il cui algoritmo è stato sviluppato a Lecce dal dottor Indiveri ha partecipato ai campionati internazionali "German Open" dall'1 al 4 aprile nella squadra chiamata AiS/b-it a cui contribusicono le istitutzioni AiS - Institute for Autonomous intelligent Systems del FhG Fraunhofer Gesellschaft (Germania), b-it Bonn - Aachen Institute for Information Technology (Germania) ed il DII Dipartimento Ingegneria Innovazione della Università di Lecce.
Insieme al Dott. Indiveri, al progetto hanno lavorato con ottimi risultati i suoi studenti laureandi Graziano Palma, Francesca Calabrese e Pierluigi Minnella (appena laureatosi al ritorno dalle competizioni German Open 2004 di Paderborn!) della Facoltà di Ingegneria di Lecce. Il robot del DII parteciperà nella stessa squadra anche alle competizioni mondiali del prossimo Luglio a Lisbona. |